Scheda
La crescita, la fioritura, l'impollinazione e la fruttificazione delle piante sono influenzate dal cambiamento climatico. Durante gli inverni più brevi e le primavere più calde, le piante anticipano la fioritura e muoiono più giovani. Inoltre, il freddo invernale è essenziale per il “riposo” di diversi alberi da frutto; se il raffreddamento è insufficiente ne può risentire la produttività e si avranno frutti meno abbondanti e più piccoli, ma anche modificati per colore, consistenza e gusto.
Circa il 75% della produzione di semi e frutti consumati dall’uomo dipende dagli impollinatori. Con il “cambio delle stagioni “ si perde la sincronia tra la fioritura delle piante e l’azione degli impollinatori, così la produzione di frutti diminuisce, mentre il costo aumenta in modo considerevole.
Per quanto riguarda gli animali, il cambiamento climatico li sottopone a diverse tipologie di stress, agendo sul loro metabolismo, con potenziali conseguenze per la loro sopravvivenza. Il grado di fragilità, però, varia a seconda del tipo di animale, così specie diverse rispondono al cambiamento in modi diversi. Per sopravvivere, alcuni animali migrano in luoghi più adatti o tentano di adeguarsi alle nuove condizioni modificando, per esempio, il tipo di alimentazione o il modo di riprodursi. Se non ci riescono, moriranno e la specie potrà correre il rischio di estinzione.
Anche la salute umana è vulnerabile. I fenomeni meteorologici estremi causano una riduzione della disponibilità di cibo sano e di acqua potabile: dopo un’alluvione o un uragano, tra la popolazione aumenta infatti il rischio di contrarre malattie. Invece, le temperature più elevate fanno aumentare molte malattie trasmesse da agenti patogeni infettivi, come virus, batteri e protozoi, perché allargano le aree di diffusione dei loro vettori come zanzare, pulci e zecche. Il rischio delle malattie legate al clima è molto più elevato nei paesi più poveri, che hanno minore capacità di prevenire e curare.
Uno sguardo sul Parco del Mincio
La battaglia contro le specie aliene nelle acque del Parco del MincioIl Parco del Mincio è impegnato nel contenimento delle specie aliene che, con il loro sviluppo, rischiano di compromettere l’equilibrio degli ecosistemi del fiume. Periodicamente, il Parco realizza interventi di asportazione delle praterie di Ludwigia (Ludwigia grandiflora ssp. Hexapetala), che si è sviluppata in particolare nelle lanche in sponda sinistra del Lago di Mezzo, e di sfalcio dei Fiori di Loto (Nelumbo nucifera), presenti in vaste formazioni galleggianti soprattutto nel Lago Superiore. Queste azioni consentono di ripristinare migliori condizioni di ossigenazione delle acque e di tutela della biodiversità, favorendo le specie acquatiche autoctone e la fauna ittica. A favore dei pesci autoctoni, nella Riserva naturale Valli del Mincio e nei Laghi di Mantova Parco del Mincio ha inoltre creato ambienti idonei alla riproduzione con la posa di lettiere e di detriti legnosi ancorati, allo scopo di tutelare specie autoctone di importanza comunitaria, e oggi a rischio, come il luccio italico o il persico reale. Parallelamente sono stati realizzati interventi di controllo selettivo del siluro, specie non autoctona, che esercita un’attività fortemente predatoria sulle altre specie ittiche, classificata da Regione Lombardia come la più pericolosa per la tutela della biodiversità negli ambienti acquatici.